Salvatore Bianco, pugliese, ex Presidente del Comitato Regionale Puglia e candidato alla presidenza FCI ha diffuso questo suo pensiero.
Non ci sono commenti, solo un po' di vergogna. Ma tanto oramai ci siamo abituati, purtroppo.
Renato Di Rocco, ancora Presidente della FCI, in alcune lettere di corrispondenza riservata, che ha reso pubbliche, affermava che alcune mie considerazioni per il suo comportamento nei confronti del ciclismo pugliese “scivolavano sul fumo della sua pipa”.
Non so se ancora oggi usi quella “pipa” o se invece non abbia avuto l’accortezza di cambiarla.
Quel fumo, infatti, molto probabilmente gli impedisce di vedere, con obbiettività ma soprattutto con serenità i disastri del ciclismo italiano.
Quello della fuga in altri enti, la scarsa o l’assoluta mancanza di democrazia, il difetto di confronto basato sulla legalità e sul rispetto del ruolo di ogni dirigente, il pauroso calo organizzativo che quest’anno raggiunge quasi quota -1000 gare in tutta Italia rispetto al 2011, la pesante pressione in termini economici su società, tecnici e dirigenti, lo scarso interesse dei media.
La sua affannosa ricerca di recuperare consensi elettorali, spesso violando le regole del gioco ma soprattutto andando oltre l’opportunità e il rispetto dei suoi antagonisti, non può essere esaustiva per le disattenzioni che egli ha riservato al ciclismo italiano.
Di Rocco non si è reso ancora conto che la schiera dei suoi antagonisti è aumentata vistosamente e gli contende la leadership del ciclismo italiano, non per pura ambizione ma esclusivamente per rimuovere dai vertici del ciclismo un dirigente ormai pietrificato su logiche e scelte personali, mai concordate con la base e sicuramente non condivise.
Il sostegno che egli ha avuto dai delegati non l’ha saputo ripagare; non solo, ma è stato così bravo da costruire una folta schiera di nemici, fra coloro che erano i suoi più fedeli sostenitori... compresi gli stessi componenti del consiglio federale ai quali si addebitano le colpe di eccesiva sudditanza nei suoi confronti.
I dirigenti del ciclismo moderno, già nell’assembla straordinaria di Bologna, gli avrebbero dovuto far capire che è passato il tempo della acquiescenza assoluta... sino all’infinito. Oramai i delegati hanno una propria personalità e non affidano più le loro scelte ai “pizzini” loro forniti dal presidente regionale dell’Umbria Carlo Roscini, oggi candidato alla vice presidenza nazionale.
Renato Di Rocco, dall’alto della sua furbizia (e non della sua intelligenza) non ha percepito, comunque, che i delegati gli avevano concesso anche la chance del terzo mandato votandogli la riduzione dal 65 al 55% del quorum per essere rieletto.
Non percependo tale messaggio Egli è stato sempre meno sicuro e questa sua insicurezza, tramutata in arroganza, lo ha portato a sbagliare ancora e ancora, coinvolgendo nelle sue scelte dirigenti sportivi e funzionari i quali, loro malgrado, hanno dovuto subire un imprimatur non condiviso.
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